AAA diplomati cercasi: una breve panoramica sui ruoli che le aziende faticano a trovare tra i diplomati.
Il rapporto di Unioncamere e ANPAL “Diplomati e Lavoro” del Sistema Informativo Excelsior racconta le opportunità che si aprono per gli studenti una volta ottenuto il diploma.
L’analisi tiene conto di due fattori che stanno ricoprendo un ruolo chiave nelle determinazioni delle professioni del futuro e della difficoltà delle imprese a trovare i professionisti di cui hanno bisogno: la pandemia globale e il boom del tech e del digitale.
La “fine” dell’emergenza Covid e le “nuove” professioni avrebbero dovuto avere come conseguenza un salto in avanti per quanto riguarda le assunzioni. Purtroppo, però assistiamo ad un paradosso: i disoccupati in cerca di lavoro ci sono, ma una grossa fetta di aziende ha grandi difficoltà ad assumere. Perché?
I motivi sono diversi, ma uno dei principali (47%) è sicuramente legato alla mancanza di un numero sufficiente di candidati. Infatti, le aziende dichiarano una indisponibilità in quasi un caso su due.
Poi c’è il problema del “matching”, ovvero la criticità da parte delle aziende di incrociare le competenze e le qualifiche di un lavoratore o di una lavoratrice con i requisiti richiesti per ricoprire un determinato ruolo.
Il disallineamento tra domanda e offerta è comune a diversi comparti e si trasforma nella difficoltà da parte delle aziende di trovare i profili professionali ricercati. Per fare qualche esempio, esiste un 71% di difficoltà da parte delle aziende nel soddisfare la richiesta di “Installatori, riparatori reti e sistemi informatici”, il cui 61% è causato da un ridotto numero di candidati. Discorso simile per quanto riguarda i “Tecnici della produzione e preparazione alimentare”, di cui risulta un 57% di difficoltà nel reperimento di professionisti, per il 16% causato da una preparazione inadeguata. Stesso tema riguarda i “Disegnatori industriali”: il 53% delle aziende dichiara di incontrare ostacoli per la loro assunzione.
In generale ad incontrare maggiori problemi sono state soprattutto le società dell’industria (54,8%), rispetto a quelle dei servizi (50,8%).
Una possibile soluzione? In un periodo come questo migliorare le proprie competenze trasversali, le cosiddette “soft skills”, è diventato un requisito fondamentale per chi cerca una nuova opportunità. Mentre da parte delle aziende si punta sulla formazione dei propri impiegati, con l’obbiettivo di far crescere le persone già assunte. Se a ciò si unisse un miglior allineamento tra l’insegnamento scolastico e le esigenze del mercato del lavoro, forse col tempo questo gap si potrà colmare.
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