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Job Talk con Giorgio Pennesi, Data Scientist

Programmazione, tecnologia e dati informatici: oggi scopriamo insieme la figura del Data Scientist. Grazie alla testimonianza di un giovane professionista con cui abbiamo scambiato qualche parola.

14.04.2023

Job Talk con Giorgio Pennesi, Data Scientist

Proseguiamo con le interviste legate alla rubrica che ha l’intento pratico di fornirvi consigli e indicazioni utili per decidere quale percorso formativo intraprendere, partendo dall’esperienza personale di alcuni professionisti. Un viaggio nei percorsi lavorativi e formativi di chi ha raggiunto i propri obiettivi lavorativi attraverso scelte, studio, dedizione e lavoro sulle proprie competenze. Per questa seconda puntata, abbiamo intervistato Giorgio Pennesi, Data Scientist. Ovvero la figura incaricata di raccogliere e analizzare dati per fornire indicazioni strategiche.

Giorgio, raccontaci qual è stato il tuo percorso formativo.

Su consiglio dei miei professori dopo le medie ho deciso di fare il liceo scientifico e successivamente ho intrapreso la facoltà di Ingegneria Matematica. Finita la triennale mi sono iscritto alla specialistica nell’ambito del calcolo scientifico e una volta conclusa ho iniziato un dottorato in Matematica Applicata. Al termine di questo periodo ho deciso di andare a lavorare in azienda per ampliare le mie conoscenze e sentirmi più completo. Dopo un passaggio nell’ambito della sicurezza informatica, ho cambiato lavoro arrivando a fare ciò di cui mi occupo ora: il Data Scientist per una società che produce elettrodomestici.

Nel corso della tua formazione ci sono stati molti bivi, ma c’è stata una scelta più significativa di altre per la tua carriera? 

Ce ne sono state molte, ma quella fondamentale è stata all’inizio della triennale quando mi sono trovato in forte difficoltà con lo studio, e avevo pensato di mollare. Poi però c’è stato un corso specifico, Meccanica dei Continui, in cui la materia era diventata un po’ più “immaginabile” anche grazie al modo di spiegare del professore che mi ha fatto di nuovo appassionare all’argomento. Quello ha fatto poi da traino a tutto il resto.

Se dovessi citare le caratteristiche personali che ti hanno aiutato a raggiungere i tuoi obiettivi, quali sarebbero? 

Ciò che mi ha dato effettivamente più forza è stato l’orgoglio, un aspetto di me che mi ha permesso di trovare la tenacia e la forza per proseguire nella formazione. Anche la passione ha giocato un ruolo fondamentale: il fatto di divertirmi nello studio mi ha aiutato molto.

Quando sei riuscito ad acquisire le competenze fondamentali per la tua professione? E quali sono? 

Sicuramente la laurea magistrale è stata quella che ha definito maggiormente il modo in cui assimilo i concetti e le competenze, la metodologia che mi ha permesso di imparare a fare questo mestiere. Nello specifico delle competenze che sfrutto nel quotidiano allora certamente il dottorato, perché lì ho elaborato la capacità di immaginare e pensare qualcosa, trasformandola e codificandola verso un linguaggio tipicamente informatico.

Hai mai vissuto un momento particolare di sconforto nel tuo percorso formativo? Come lo hai superato? 

La triennale è stato il momento peggiore, arrivavo dal liceo in cui mi sentivo assolutamente preparato e sicuro di me. Poi in università scoprii che non era più così e questo mi ha dato una bella botta. Per uscirne ho accettato il fatto di non essere così “geniale” come pensavo e ciò mi ha permesso di lavorare sul mio metodo di studio, capendo che dovevo divertirmi andando a fondo sugli argomenti. Questo mi ha reso felice e mi ha dato la forza di continuare il mio percorso.

Per chiudere, quali consigli daresti a chi vuole fare il tuo stesso lavoro? 

Siate critici. Ponetevi tante domande e non accettate una spiegazione data da qualcuno, cercate di dimostrarla. Lasciate che siano i numeri a parlare.

Puoi trovare a questo link tutti i dati raccolti nella scheda sulla professione di Data Scientist.

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